Problemi con il russamento e con le apnee notturne? Oggi ne parliamo insieme al Prof. Marco Benazzo, un vero esperto nel settore. Il Prof.Benazzo è infatti Direttore della SC di Otorinolaringoiatria dell’Università di Pavia, Professore Ordinario in Otorinolaringoiatria presso il medesimo Ateneo e Direttore del Dipartimento Ospedaliero “Testa e Collo” del Policlinico San Matteo di Pavia. Riceve nel nostro ambulatorio di Pavia.
Professore, iniziamo chiedendole perché alcuni di noi russano e cosa sono le apnee notturne.
Per russare si intende un passaggio rumoroso dell’aria lungo le vie aeree (naso, faringe, laringe,); l’aria entra con un flusso vorticoso anche laminare e per questo crea rumore. L’apnea invece è quasi sempre associata al russare, ed è sempre un problema di passaggio dell’aria a cui si aggiunge una difficoltà di respirazione con disturbi di de-ossigenazione (riduzione dell’ossigeno durante il sonno), e che quindi può provocare tutta una serie di problematiche collaterali a livello del cuore, dei polmoni e del cervello.
Le cause del russare possono esser legate a cause anatomiche (come problemi legati al naso e/o alle tonsille e/o alla laringe). Il meccanismo delle apnee invece è più complesso perché va a creare delle problematiche di alterazioni tali per cui c’è una ridotta ossigenazione nel sangue. L’apnea può essere a livello periferico (legata quindi all’anatomia delle vie aeree) o centrale (di carattere neurologico).
Come ci si accorge del fenomeno e quanto è frequente? Inoltre, quali sono i rischi?
Del fenomeno ci si accorge solitamente perché ci viene detto dal partner. Il rumore infatti può essere estremamente fastidioso e importante, anche se il paziente stesso talvolta non se ne accorge. L’apnea invece può essere associata al russare, ma in questo caso lo stesso paziente, quando interrogato, riferisce che ci sono tutta una serie di sintomi legati al fatto di andare in apnea. Spesso infatti si sveglia al mattino con cefalea, presenta un affaticamento molto precoce durante il giorno, soffre di sonnolenza nei momenti relax (come ad esempio quando guida autoveicoli, con il rischio aggiunto di poter incidenti), può alzarsi più volte di notte per andar al bagno dal momento che aumenta lo stimolo alla minzione (a causa di una serie di meccanismi endocrinologici, visto che l’apnea può alterare metabolismo e ormoni). Di fatto sono due disturbi diversi, anche se possono intersecarsi l’uno con l’altro.
Il russamento è frequente nel 15-20% della popolazione, mentre l’apnea nel 10% della popolazione. Quest’ultimo fenomeno è in aumento, perché legato al tipo di vita frenetico e all’habitus (i pazienti ad esempio in sovrappeso solitamente russano e soffrono di apnee notturne).
I rischi dell’apnea sono principalmente problematiche vascolari, di vascolarizzazione cardiaca (possono pertanto provocare angina e infarti) e problematiche respiratorie… insomma insufficienze importanti, che incidono sul nostro stile di vita quotidiano.
Quali sono i rimedi?
Prima di pensare ai rimedi è necessario eseguire una diagnosi. È un passaggio fondamentale perché talvolta la stessa diagnosi può essere molto complicata. Per farla infatti c’è la necessità di un confronto tra i vari specialisti: in primis l’otorinolaringoiatra studia le vie aeree superiori attraverso esami endoscopici e strumentali, poi intervengono lo pneumologo e il neurologo – che fondamentalmente sono ultraspecialisti (chiamati medici del sonno). È utile sapere che esistono dei centri di medicina del sonno dove operano questi specialisti che, in modo interdisciplinare, collaborano con l’otorinolaringoiatra. Il primo passaggio indispensabile da fare è indubbiamente una visita da un otorinolaringoiatra e la polisonnografia (ovvero un esame strumentale che viene eseguito mentre il paziente dorme), dove vengono registrati attraverso degli elettrodi la frequenza cardiaca, la respirazione, l’apnea, l’ossigenazione del sangue – tutta una serie di parametri che fotografano la situazione del paziente. Grazie al risultato di questi valori ci si può accorgere se il paziente è apnoico lieve, medio, grave.
Senza questo approccio medico non si può procedere. L’altro esame da eseguire è la cosiddetta l’endoscopia del sonno (sleep endoscopy): il paziente viene portato in sala operatoria, l’anestesista induce il sonno con un farmaco e si entra nelle vie aeree andando a monitorare il movimento del palato, delle tonsille, della laringe, ecc. Questo esame identifica al meglio la situazione.
Poi esistono le terapie, di tipo medico e di tipo educazionale.… per esempio al centro Akesis di Pavia si seguono delle linee guida. Per il russatore, che soffre di una patologia meno grave, è sufficiente operare il naso e liberare le vie respiratorie. Esistono anche dei trattamenti chirurgici che intervengono sul palato molle. C’è poi la terapia posizionale del letto (terapia non chirurgica), dal momento che alcuni pazienti russano supini ma non sul fianco.
Molto più complicato è invece il trattamento dell’apnea. Si parla di trattamento medico quando è molto elevata (con comorbidità del paziente). In questo caso l’intervento più semplice e immediato è il posizionamento della Cpap, ovvero una mascherina che si indossa durante la notte, attaccata a un ventilatore che spinge ossigeno nelle vie aeree alte e basse; e così facendo migliora l’ossigenazione. Se il paziente è in sovrappeso, è necessario collaborare con i nutrizionisti per fare in modo che perda peso. Nei grandi obesi c’è anche la chirurgia bariatrica.
Ci sono poi tutta una serie di interventi chirurgici alle vie aeree per correggere i difetti. Protagonista qui è l’otorinolaringoiatra, che sceglierà per il paziente il percorso più idoneo.
Russamento e apnee possono tornare dopo la guarigione? Se sì, come prevenire la ricaduta?
Dopo il trattamento il paziente deve essere monitorato e rimane fondamentale lo stile di vita. Ovviamente anche gli interventi chirurgici, che sono molto conservativi, – alcuni di questi, che si avvalgono della chirurgia robotica, si eseguono in pochissimi centri in Italia come il nostro perché necessitano di apparecchiatura specifica – vanno monitorati. Dopo 3-4 mesi va eseguita una polisonnografia per vedere se c’è stato un netto miglioramento. Nel corso degli anni ci possono essere recidive ma, dati i trattamenti ultra-conservativi, può essere rieseguito lo stesso intervento.
In questi casi è importante che il paziente vada solo nei centri multidisciplinari e altamente specializzati… in questo campo si vedono SEMPRE degli errori di trattamento legati ad errori di diagnosi… prima di eseguire qualsiasi trattamento medico o chirurgico bisogna inquadrare clinicamente il paziente in modo corretto.
Fonte: https://www.akesis.it/intervista-al-professor-marco-benazzo/
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