Finalità dell’intervento
L’intervento è finalizzato all’esplorazione del lume dei dotti delle ghiandole salivari maggiori (ghiandola sottomandibolare e ghiandola parotide) mediante dispositivi ottici miniaturizzati allo scopo di riconoscere le affezioni dei dotti ghiandolari (scialoendoscopia diagnostica) ed il loro eventuale trattamento (scialoendoscopia terapeutica).
Le principali indicazioni all’esecuzione della scialoendoscopia riguardano la patologia dei dotti delle ghiandole salivari riconducibile a:
Cause litiasiche (calcoli ostruenti il lume duttale);
Anomalie dei dotti salivari (patologia infiammatoria della ghiandola salivare associata a varianti anatomiche dei dotti salivari che determinano episodi flogistici ricorrenti)
Patologie autoimmuni (es: sindrome di Sjogren ed il lupus eritematoso sistemico)
Precedente trattamento con radioiodio
Parotite ricorrente giovanile (malattia ad eziologia non ancora definita, con un picco di frequenza tra i 3 e i 6 anni, caratterizzata da tumefazione flogistica ricorrente di una o entrambe le ghiandole parotidi)
Realizzazione dell’intervento
La scialoendoscopia diagnostica può essere condotta sia in anestesia locale che generale; è preferibile l’esecuzione della scialoendoscopia terapeutica in anestesia generale (in tal caso risulta quindi indispensabile la valutazione anestesiologica preoperatoria.
L’intervento consiste nell’introdurre lo strumento endoscopico (scialoendoscopio) previa identificazione e dilatazione della papilla del dotto salivare. In caso di stenosi/substenosi della papilla, può risultare necessaria l’esecuzione di una incisione della stessa (papillotomia) al fine di consentire l’introduzione dello strumento. Nell’eventualità di una stenosi serrata della papilla tale da impedire l’introduzione dello scialoendoscopio, la procedura sarà da considerarsi conclusa.
La procedura viene svolta durante continua irrigazione del dotto con soluzione fisiologica al fine di mantenere beante il lume del dotto e, quindi, consentirne lo studio.
La visualizzazione diretta dei dotti ghiandolari può permettere l’identificazione della causa condizionante la sintomatologia clinica. Tuttavia, è doveroso valutare caso per caso se l’endoscopia diagnostica possa essere trasformata in una procedura terapeutica per il paziente. Nel caso di evidenza di calcolo salivare con caratteristiche di forma, dimensioni e localizzazione che lo rendano aggredibile mediante tecnica endoscopica, si può procedere con la sua rimozione endo-guidata mediante particolari cestelli, o, se di dimensioni elevate, mediante frammentazione laser o con micropinze.
Qualora invece venga dimostrata con la scialoendoscopia diagnostica la presenza di stenosi del dotto, è possibile, in casi selezionati, dilatare tali restringimenti mediante devices quali i balloons o mediante il posizionamento di stents che mantengano la pervietà duttale.
L’intervento di scialoendoscopia, sia diagnostica che terapeutica, termina con il ripetuto lavaggio dei dotti con soluzioni a base di farmaci steroidei ed eventuali antibiotici.
La procedura può essere eseguita in regime di Day Hospital se viene effettuata un’anestesia locale (preferibilemente per le procedure a carico della parotide) o in Day Surgery con una notte di ricovero.
Rischi di Complicanze
I rischi di complicanze sono:
• Perforazione del dotto incannulato e conseguentemente la creazione di false strade
• Traumatismi intraduttali (o in caso di esecuzione della procedura durante un episodio flogistico acuto, oppure nel caso di tentativi di estrarre calcoli intraduttali di grandi dimensioni)
• Stenosi cicatriziale post-operatoria del dotto;
• Raramente lesione del nervo linguale che comportano dolori e alterazioni della sensibilità alla lingua (vale solo per la scialoendoscopia eseguita sulla ghiandola sottomandibolare);
• Formazione di ranula
• Infezione della sede dell’intervento
• Ricorrenza dei sintomi
• Complicanze anestesiologiche: legate ai rischi dell’anestesia locale/generale, con possibili complicanze anche molto gravi come lo shock anafilattico.
In tutti i casi, si verifica, dopo la procedura, una tumefazione temporanea della ghiandola salivare trattata, dovuta all’irrigazione del dotto salivare. La tumefazione si risolve spontaneamente dopo qualche giorno.
In ogni caso la percentuale di complicanze di tale procedura sono in percentuale molto ridota e non superano il 5-10 %.
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